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Dialetto Regione Toscana


La Toscana, fin dalla preistoria, pur avendo sempre mantenuto forti legami con le altre regioni, ha avuto un proprio sviluppo culturale, praticamente incontaminato fino all'età storica. Il latino toscano ha risentito meno di processi di mescolanza linguistica, ed anche il numero delle epigrafi etrusche, giunte fino a noi, è molto elevato.

Mai pesantemente influenzata dal dominio romano, la Toscana è rimasta una zona appartata anche in seguito alle invasioni barbariche, e si è frazionata in quattro sottozone linguistiche: quella orientale, da Arezzo a Chiusi, che ha subito influenze umbre; quella meridionale, a sud del Monte Amiata, ha ricevuto influenze laziali; quella occidentale, Livorno, Pisa e Lucca, che mostra legami con il ligure e la zona settentrionale, che si estende oltre i confini amministrativi della regione, fino all'Emilia, ha subito chiaramente le influenze dell'emiliano; la quarta zona, infine, è quella centrale, quella che comprende il toscano più puro, con Siena e Firenze, centri dei caratteri più genuini della lingua.

Il dialetto toscano ha quindi quattro principali caratteri distintivi:

- è l'unico dialetto in cui non compaiono cambi vocalici (metafonia), come per "capello-capilli";

- le consonanti occlusive, quando poste tra due vocali, tendono a scomparire o ad essere aspirate;

- la finale latina "-ariu", in Toscana diviene "-aio", diversamente da "-aro" o "-ero" delle altre regioni;

- i gruppi "rv" e "lv" divengono "rb" e "lb", come per il latino "nervus" (nervo), che diviene "nerbo".


Il dialetto fiorentino ha inoltre altre particolarità:

- il passaggio della "t", quando posta tra due vocali, in aspirazione, come in "andaho" per "andato";

- i cambio del suono "ar", quando non accentato, in "er", come in "amerò" (che negli altri dilaletti è "amarò").

- Il mancato raddoppiamento di alcune consonati, come "sabato" che in altre zone diviene "sabbato".


Nella zona occidentale la "r" quando doppia diviene semplice, come per "tera" al posto di "terra"; il suono "zz" diviene "ss" sorda, come in "terrassa", invece che "terrazza"; "piassa" al posto di "piazza"; e, analogamente, la "z" semplice viene sostituita dalla "s", come per "orso" al posto di "orzo", "calsa" per calza, "alsare" per alzare, etc.; 

Nell'area meridionale si hanno invece alcune forme non fiorentine, come "fameglia" per famiglia e "fongo" per fungo; si notano inoltre dei passaggi del suono "er" in "ar", come per "vendare" invece di "vendere" e delle palatizzazioni di fronte alla "i", come in "aneGLi" per "anelli".

Le particolarità dell'area orientale sono invece la pronuncia "ä" della "a", come in "bäco", "cäso" e "mäno"; la metatesi di tipo emiliano come in "armette" al posto di "rimette", "arfucilläre" al posto di "rifocillare"; il passaggio, di origine fiorentina, del suono "o" in "uo", come per "cuosa" al posto di "cosa"; e "puoco" al posto di "poco".

Per quel che riguarda il lessico, è difficile distinguere il toscano dall'italiano, poiché questa lingua è stata da secoli incanalata in schemi grammaticali precisi. Vi sono comunque parole tipicamente locali come "midolla" per mollica; "redo" per vitello piccolo; "gota" per guancia; o parole che hanno mantenuto un'origine più antica, come per ape, in toscano è "pecchia", dal latino "apicula".
 

 


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