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Regione Sardegna
Parlare della Sardegna, dal punto di vista
linguistico, è complicato, poiché i glottologi
non hanno ancora deciso se classificare l'idioma
sardo come lingua o come dialetto.
Sotto molti punti di vista morfologici il sardo
risulta essere una vera e propria lingua, ma con
una più attenta analisi è possibile rinvenire
nel sardo, come in tutte le lingue regionali
italiane, tracce di diversi strati di latino, ma
anche di elementi esterni la latino, come
libici, iberici, liguri, tirrenici e chiaramente
preromani.
Il latino si è quindi innestato in un terreno
fertile e ricco di elementi autoctoni, dando
vita a nuove forme linguistiche, che si sono
preservate, al riparo da ulteriori influenze,
grazie ai confini naturali del mare.
Accogliendo, in un secondo momento, popolazioni
sia ebraiche che cristiane, la Sardegna ha
subito influenze oggi rintracciabili in vocaboli
come "chenàpura" per venerdì (dal latino "cena
pura" il pranzo preparato prima dei giorni
festivi); o "condaghe" per raccolta di atti
pubblici (dal greco kontàkion), o "annaccare"
per cullare ( dal greco "nake" culla).
E' comunque possibile evidenziare alcuni tratti
fondamentali.
Foneticamente, le vocali vengono pronunciate in
maniera molto chiara, senza distinzione tra
vocali chiuse e aperte.
Per quel che riguarda le consonati, si mantiene
qui la "s" finale, come nelle aree romanze, e in
contrasto con i dialetti italiani
centro-meridionali, come in "seada" al plurale "seadas".
Si mantiene anche il suono gutturale, anche
davanti alle vocali "e" e "i", così "cielo" è "chelo";
"cera" è "chera"; "cercare" "chercare", etc. Al
contrario le consonati sorde divengono sonore
(lenizione) e le consonati sonore cadono quando
tra due vocali, così "ape" diviene "abe" e "labore"
"laore".
I gruppi di consonanti con "l" passano in gruppi
con "r", così "pieno" (da pleno) diviene "prenu";
"fiamma" (da flamen) diviene "framma", etc. I
gruppi "qua, que, qui" cambiano; così "acqua"
diviene "abba"; "quattro" "bàttoru"; "cinque" "chimbe",
e "lingua" "limba".
Nel lessico è possibile rinvenire tracce di
tutti i caratteri già citati, diversamente
stratificati tra loro. Oltre a vocaboli di
origine iberica, come per "bega", pianura
(spagnolo vega); "mogoru", collina (basco mokor);
si trovano diverse parole di chiara origine
latina, come "ebba" per giumenta, "iuba" per
criniera; "lingere" per "leccare", o come "lu"
per pergolato (in latino lucus); "porcabru",
cinghiale (lat. porcus).
Alcune parole poi hanno subito un'evoluzione
particolare, pur mantenendo una chiara origine
latina, è il caso di "nozzu" per negozio, in
latino "negotium; o "goddeu", gruppo di
casolari, in latino collegium; e parole latine
che solo qui hanno mantenuto una continuità,
come per "annile" dal latino "agnile", luogo in
cui si mettono gli agnelli; "cojugare", dal la.
Coniugare, sposarsi, o "boinarzu", dal lt.
bovinarius, bovaro.
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