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Regione Campania
Il dialetto campano ebbe un'enorme
importanza nel passaggio del latino volgare in
italiano, accrescendo la lingua dei romani di
molte delle caratteristiche ora presenti
nell'idioma nazionale.
La colonizzazione romana del territorio campano,
infatti, si intensificò intorno al I secolo
a.C., quando la lingua locale, l'Osco, era già
fortemente radicata nella regione, ed il latino,
nuova lingua ufficiale, venne assorbito secondo
canoni linguistici locali.
Molte vocali latine vennero pronunciate alla
maniera osca, introducendo suoni come come la
"i" aperta e la "u" aperta, che andò a
sostituire la "o" latina. L'eco di questi
cambiamenti fu così forte che presto anche a
Roma si diffuse la pronuncia campana delle
vocali chiuse e aperte.
Dalla Campania giunse anche l'indebolimento di
alcune vocali finali (passaggio alla "ë"), fino
a giungere, in alcuni casi, alla completa caduta
di queste. Così ad Ischia "osso" e "corpo"
diventano "uoss" e "cuorp".
Il fenomeno più importante introdotto dal
campano è stata certamente la metafonia, comune
a gran parte dei dialetti centromeridionali.
Così si ha "capillë" per "capelli"; "misë" per
"mesi", "sicchë" per "secco", etc.
Accanto a questi fenomeni si hanno anche dei
casi più estremi, in cui la vocale "o" cambia
nel dittongo "uo", così "porte" diventa "puorti",
"occhio" "uocchië", "fuco" "fuochë"; e si
assiste al passaggio della "e" chiusa in "i",
come per "sirvë" al posto di "selve".
Nell'area intorno a Pozzuoli si ritrovano anche
cambiamenti più estremi, come per le parole
"sego" e "pelo" che divengono "söivë" e "pöilë",
con un passaggio della "e" chiusa in "oi".
Per quel che concerne le consonanti, i fatti più
tipici sono il passaggio della "b" in "v", come
per "bagno" e "bere" cambiati in "vagno" e "vévëre",
o "vufaro" per "bufalo"; o il fenomeno
contrario, di raddoppiamento della "bb", come in
"bbutirrë" per burro, "bbottonë" per bottone, "bbiellë"
per bello.
Un altro fenomeno tipico del napoletano è
l'aggiunta del suono "a" alla "b" iniziale, così
affanno, (in spagnolo basca), diviene "abbasca"
e il verbo balestrare diviene "abbalestrare".
In questa zona si ha anche un cambio
consonantico frequente tra consonanti dentali a
liquide, così "dente" diviene "rendë", e
"domenica" "ruménëca".
Oltre a questi fenomeni condivisi dalle altre
regioni dell'Italia centrale, esistono due
fenomeni propriamente campani: il passaggio
della doppia "ll" in "dd", come in "cuoddë" per
collo; e la caduta della "l" semplice davanti a
consonante, come in "saurà", al posto di
"saldare".
Per quel che riguarda la lettera "g" si hanno
soluzioni opposte, con il raddoppiamento, come
per il plurale di gatta in "ggatt" e di gallina
in "ggaddini"; o il cambiamento di consonate,
come in "vutë", gomito.
Altri fenomeni, come il cambio del suono "nd" in
"nn", o di "nt", "mp" e "nc" in "nd", "mb" e
"ng", sono invece comuni alle altre regioni.
Date le molte somiglianze con le atre regioni
centrali e data la grande influenza del campano
sull'attuale italiano, è difficile distinguere
termini tipicamente campani. Parole come ad
esempio "accidere" (uccidere), sono comuni anche
all'abruzzese, al pugliese e al lucano; o "mola"
(macina), comune al Lazio, Toscana, Puglia e
Lucania.
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